La Béla Burdéla del Pamela

Liscbet, la burdéla cativa, è arrivata presto al Pamela stasera.

Con la Milvia, l’amica del cuore, attraversa la pista a passetti rapidi rapidi e, impettita, si dirige al bancone del bar. E’ decisa a balare e divertirsi come non ci fosse un domani. Per questo indossa due lampadari verdi smeraldo alle orecchie, tonsurton con il vestitino di lycra elasticizzato, strizzatissimo: sa che la camminata ondeggiante provocherà un gemellaggio sismico tra i pendenti e la tetta morbida.

– Ciao Alieto, c’è ancora poca gente stasera –

Alieto, il barista discreto, sorride, mentre prepara i secchielli del ghiaccio e del lime. Solitamente silenzioso, Alieto conosce vita morte e miracoli di tutti. Al Pamela non si muove foglia che Alieto non voglia. Raccoglie tutte le confidenze e osserva acuto movimenti e sguardi all’interno della balera.

– Mo ciao Liscbet! Abbiamo appena aperto, vedrai che arrivano… A proposito, è un po’ che non si vede il Raoul, vero? –

Liscbet, si irrigidisce sospingendosi ancora più in alto la tetta e, fingendo un tono indifferente e disinteressato: – Dici? Non l’ho notato… -. Alieto sogghigna appena e le porge l’abituale vodka al melone. – Tieni mò, Liscbet! Contra i pinsìr un gran rimédi l’è e’ bichìr! –

Raoul, l’uomo dallo sguardo ‘sassino, è la spina nel fianco di Liscbet. La ferita sempre aperta, l’unico per il quale sarebbe disposta a lasciare a casa il suo sottotitolo perenne di “burdéla cativa”.

E’ un notissimo dj che batte tutte le balere e i dancing del’Emilia-Romagna: dalle nebbie profonde della pianura padana fino alle spiaggie assolate della riviera adriatica. Lo conoscono tutti e, soprattutto… tutte. Nonostante la accertata fama di gran castigatore di femmine, al suo attivo non risultano legami sentimentali.

Liscbet le ha provate tutte con lui: lo sguardo grifagno, l’intera gamma di movimenti di labbra, gli occhioni da cerbiatta, la fanciulla impaurita e bisognosa di protezione, la maliarda che ti apre in due… Niente! Raoul, uomo di poche parole, ma ben assestate, non cade, non cede e, con un sorriso sfrontato e una frase ironica, la taglia a metà come una forma di Parmigiano.

Liscbet con un’occhiataccia in tralice strappa via il bicchiere dalle mani di Alieto, ma il cruccio evapora alla vista di un gruppo di virgulti che si fanno strada, bacino in avanti, all’interno della balera, per raggiungere i divanetti di finta pelle rossa. La burdéla li esamina e seziona in pochi secondi.

– Milvia, mo quello chi è? – indicando appena, con la punta dell’indice con cui tiene il bicchiere, un bel metro e novanta di ragazzone.

La Milvia, una biondona dal capello selvaggio e l’occhio verde gattoso, in abito rosso sangue-passione-cuore-sexyshop lucidissimo, si avvicina al caschetto nero Valentina di Crepax o Rosa Fumetto della Liscbet per sussurrarle più da vicino.

– Mo coooome? Non lo sai?  Quello è Gionatan, il figlio di Oberdan, il macellaio di Bagnacavallo. Quello grande, della piazzona centrale –

– Il macellaio? Ma io mi ricordo un ragazzotto tutto ciccia e brufoli, lì in negozio! –

La Milvia sorride maliziosa. – Quello era prima… –

 – Prima di che? –

La domanda dà finalmente la stura alla Milvia, che, alla pari di Alieto, sa i cazzi di tutti i cazzi, è sempre la prima a conoscere tutte le novità, ma sa anche che deve evitare di informare la Liscbet sui movimenti del Raoul. Anzi, non deve nemmeno nominarlo!

E’ un fiume in piena. – Il Gionatan s’era preso la cotta per la Gessica, la cassiera del negozio, quella gatta morta con i capelli rosso menopausa. E le ha comprato il brillante, il visone e l’automobile e stava pure per comprarle l’appartamentino! Il babbo, é purén! -. Liscbet sgrana gli occhioni, immediatamente interessanta all’articolo – Poi un giorno Gionatan l’ha beccata con Volmer il meccanico, che già da un pezzo ci davano e che ci davano… E allora è caduto in depressione, non mangiava più, non dormiva più… il babbo…é purén! Allora è andato dalla psicologa che ci ha detto di fare tanta attività fisica e sfogare sfogare. E và, và come ti è diventato… –

Liscbet fa l’inventario della tartaruga e del bicipite marmoreo, malcelati dall’attillatissima maglietta nera lucida, tamarra come la vetrina della boutique della Prisca, quella che si crede Rocca Barocca.

– Attività fisica, eh? Mo bene… Certo ci manca un tatuaggetto su quel bicipite, magari un bel “Liscbeth” tra due rose… -, sorride Liscbet con lo sguardo calcolatore, giocando con l’unghia del pollice laccata cobalto.

– Ancora? Mo Liscbet, ma quanti ancora lo devono avere su sto tatuaggio??? –

D’un tratto la Liscbet intercetta dall’altro lato della balera lo sguardo di Marla The Mother e istintivamente raddrizza la schiena. Con gli occhi le indica il pezzo di manzo seduto sui divanetti di pelle. Mother controlla. Liscbeta trattiene il respiro: la ben nota alzata di sopracciglio decreterà l’abbandono del campo; un lievissimo sorriso sghembo, impercettibile ai più, indicherà il via libera.

A Marla basta un’occhiatina rapida, il giudizio è formulato in pochissimi secondi: sorride appena appena.

La Liscbet si carica a manetta e, giocando sull’orlo del bicchiere con la bocca a cuoricino, punta lo sguardo sul Gionatan. E’ grifagna, con una punta di cerbiatta e una goccia di svenevole, una cosa talmente difficile a descriversi che, se ve la facessi vedere, faremmo prima.

Il pezzo di manzo si accorge immantinente del laser che lo sta sezionando e comincia a guardare la Liscbet fisso fisso fisso fisso… e fallo un sorrisino Gionatan! Che mica schiatti, su mò ! No? E dai pù… E’ timido. Fisso fisso fisso…

Ma una gomitata della Milvia nel fianco della burdéla cativa la fa sobbalzare.

Liscbet volge lo sguardo là dove anche la Milvia guarda: dall’entrata avanza fiero, sicuro e grifagno (sì, pure lui è grifagno) Raoul. Bello come una notte tetra, oscura e misteriosa (alla Liscbet piace tetro e oscuro, e alora?), con quella camminata che invita al coito sul posto; con la coda dell’occhio individua la burdéla e le spara un sorriso sfrontatissimo e stronzo. Sì, perchè lo sai, e, se lo sai, allora sei stronzo. Liscbet si sente il sangue rimescolarsi…

44 comments

    1. Marla The Mother è la proprietaria del Pamela, nonché matrigna della burdéla cativa, voce della sua cosienza, sopracciglio guardingo e frullatore di rotture di palle in un bello smoothie di goliardia.

      Liscbet deve togliersi sta spina dalla gola, non so come, ma gliela fò togliere.

      1. Non che sia importante ma non riesco a collocarti geograficamente, c’è dentro un po’ di tutto nei tuoi scritti 🙂 , detto ciò io attendo la spina. Con calma. Figa la tua matrigna, c’è gente che nasce con la camicia!

      2. La revisione romagnola è stata operata da colei che ne sa. Talune parti dialettali erano scritte in milanese (quello è il mio dialetto d’origine), ciò nonostante sono romana fino ar bucio… da parte di padre.

    1. Te mette l’ansia da prestazione il raccontus interruptus?

      Più che altro vorrei dare un seguito alla “povera” Liscbet, che se ne sta lì tutta in subbuglio, rimescolata e ardente. Mica la potemo lascià così, no? Ce schiatta sennò.

      1. Un par de palle! (Scusa eh).

        Però Liscbet non demorde mai. E daje e daje, talvolta…
        Giacani non respingermi, lasciati andare a me, allo sguardo grifagno e oscuro, al sorriso malizioso e appena crudele, alla tetta morbida, alla chiappa tonda… Essù!

      1. Per questo suggerivo ai lettori di continuare seguendo il canovaccio. Magari Liscbet potrebbe anche divertirsi a scatenare una rissa da saloon (pardon, da balera) tra i due oggetti del desiderio

      2. L’idea della rissa piacerebbe tanto tanto all’eroina quella vera! E ora che mi ci fai pensare, immaginarmi in un saloon è il sogno della mia vita.

        Però la balera è della Mother e mica gliela posso far distruggere!

  1. Mother dice sempre che quel Raoul ti darà filo da torcere, cara la mi béla burdéla…
    C’ha lo sguardo ‘sasino e il killer istinct, proprio come te!
    Il Gionatan ha tutto quel metro e novanta da esplorare: speriamo che non si faccia prendere dalla timidezza e accetti un giro di danze. Fa tanto, tanto bene allo spirito e alla pelle.

    1. ‘Sasino, ‘sasino, Mother… Ah! Se solo fosse un Ragionier Filini della riviera… è quello sguardo che ti scalpella le pareti delle budella (rima baciata).

      E il Gionatan? Sarà un moschio? Se ne starà lì fisso fisso fisso senza fare una cippa di cazzo? E’ pur sempre romagnolo… vedremo.

      1. Il Gionatan c’ha pure il babbo macellaio, e quindi dovrebbe saperne di carne, ciò!
        E la mia burdéla è un bel pezzettino di filetto scelto, mica uno scarto stopposo come la Gessica, che si fa impiattare dal cavallo perdente…
        Il Raoul deve farmi un po’ di serate al Pamela. Prevedo guai. Vado a pettinare il sopracciglio.

  2. Chi ha parlato di rissa?
    E non ci siamo, non ci siamo, non ci siamo…
    Chiedi all’Alieto cos’è successo quella volta che è scoppiata una rissa tra il Denis (quello con la moto Guzzi e il casco che non gli serve a proteggere il cervello) e il meccanico. Sempre per colpa della gatta morta, della Gessica: chiedi mò, poi vediamo chi fa scoppiare una rissa, tzè!

    1. Si faceva per dire, Mother!
      Nessuna rissa, promesso (tutte doppie esse).

      Però… si potrebbe mica organizzare una serata, una sola, in stile saloon? Con la Liscbet che si veste da cow girl, che cià tutto l’abbigliamentino adatto?
      Con i cow boyssss, i cappelli, gli stivali, la monta del toro……

      1. Hai mai visto il Raoul in jeans e texani?
        Sei sicura di essere in grado di sostenere lo spettacolo?
        Se la risposta è sì, te la organizzo come regalo di compleanno da parte di Mother.

      1. Devo prima finire la mia favola poi bevo forte..acqua e melatonina cromo. Si lo so tu la pijavi a dodici anni dopo la valeriana…

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