Sbuff.
Ciò proprio lo sbuffo marcilento in questi giorni.
Sì, marcilento: marci, da marciume. E lento, da lentezza. Quello sbuffo pesantepesantepesante.
Quello che mi farebbe chiedere alle persone: – Ma perché non muori un po’? Giusto un pochino, mica chissà cosa. – O mi suscita tutte quelle frasi tipo: – Ma quando te l’ho chiesto? – – E sticazzi? –
E soprattutto: Giamaica.
Già m’hai cacato er cazzo.
Tutta sta gente da mal de panza che ti si insinua tra l’ansa del colon, il duodeno e te la senti tutta nel retto.
Le persone-colica.
Piuttosto preferisco concentrarmi sulle cose importanti della vita: il garage.
Mi sono scervellata per cercare di trovare un modo per uscire da quell’ascensore lanciando un messaggio velato ma inequivocabile; una cosina discreta, senza troppo chiasso, ma allo stesso tempo chiara.
Niente parole.
Un gioco di sguardi? Un ammiccamento fugace?
E ho trovato una soluzione che mi si confà. Adatta alla mia persona.
Musica.
Prendo tutto l’impianto 5.1 e me lo monto addosso: due casse sulle spalle, due sulle mani, l’orizzontale su un supporto montato sulle tette e il subwoofer sulla testa. Non credo sia necessario specificare dove infilare la presa per l’alimentazione.
Sono solo indecisa sulla canzone.
Questa?
O questa?
O, infine, questa?
Persone-colica, non mi avrete mai!