La gente per strada. Sempre di più.
Solitamente mi muovo mangiando i marciapiedi con i tacchi e immaginando la realtà come un videogame in cui calcolare esattamente le distanze tra i punti tramite rette diversamente colorate a seconda delle diverse associazioni. Tra persone e oggetti. Statici o dinamici.
Ogni movimento che scantona quelle rette in modo imprevisto è un probabile obiettivo contro cui mirare.
Ma di recente qualcosa è cambiato.
Devo aver abbattuto tutti i mostri ed essere passata al livello successivo.
E’ cominciato quando la signora della lavanderia s’è fermata a fissarmi la frangetta. Quando le ho lasciato la trapuntina estiva, quella con le rose blu.
Me la guardava, immobile. Lei che, piccoletta, parla sempre. E’ sempre in movimento. Ma entro i confini ben delimitati del bancone, senza travalicare le mie rette.
– Sono meravigliosi. Questi colori hanno una luminosità incredibile. – Mi guardava stralunata, come fossi un insetto esotico.
Poi una signora, lungo il corridoio d’ingresso al supermercato. Che io imbocco così come quello della metropolitana: come un tunnel all’interno del quartier generale nemico. So che sboccherò in un posto pieno di nemici e dovrò far fuoco a raffica.
– Bellissima! Bellissima! –
Mi sono voltata. “Ma dici a me? Ma dici a me?”.
Anche lei ipnotica sulla frangia. Ma esaltata. Non più un insetto strano, no. Più come una botta di coca in forma ottica.
E a poco a poco mi sono abituata. Ho cominciato a giocarci.
Sulla metropolitana, per strada, nel supermercato, al bar, ovunque. Quando posso fingo di non accorgermene, poi mi volto e guardo la reazione.
Quando posso. Perché, di solito, non si trattengono.
I sorrisi, i commenti, le domande, le parole. E tutti gli sguardi.
Talvolta fanno finta di. Si girano. Ma con la coda dell’occhio controllo: tornano a guardare. E io di nuovo mi volto a coglierli in fallo. Sguardi colpevoli. Oppure, qualcuno più spudorato si fa coraggio e smette di nascondersi. E mi viene da ridere.
Donne, uomini, adulti, giovani. Non ha importanza. Nemmeno la nazionalità. Le commesse sulla porta dei negozi a fumare, le persone in fila alla cassa, i bambini che smettono di colpo di rompere i cojoni ovunque, la badante dell’est che parla a raffica al cellulare aggrappata a un palo fermo che “eppur si muove”, il peruviano che suona la chitarra sotto la metro a Piazza Vittorio, il ragazzo cinese del mio stesso colore che ci si saluta con l’indice reciprocamente puntato sulla testa dell’altro. E con chi è viola uno scambio fugace di sguardi complici: in fondo apparteniamo alla stessa cromia.
E’ tutto un fiorire di sorrisi d’approvazione.
Ma che davvero?
Davvero, umani?
Davvero avevate dimenticato i colori?
No, non pensate che. Mi state comunque tutti sul cazzo.
Più che giusto
Salander sei una bomba vagante per marciapiedi con le sembianze di un’astice di, pronta a ferrare con le tue chele il malcapitato obbiettivo ! La tua consapevolezza il plastico distruttivo, la tua determinazione detonatore infallibile. Sticazzi Salander. ..Sticazzi !
Ah Niphus, sticazzi sì! Ma uno sticazzi gigantesco, sempre più grande.
La gente esagera sempre. In tutto.
E io mi scompiglio la frangetta delle palle.
Cosa hai in testa esattamente? L’arcobaleno? 😉
Quattro colori.
Tre ton sur ton, più o meno, e uno a contrasto.
In realtà ho sempre avuto diversi colori e piuttosto strambi, ma va a sapere perché l’effetto di questo a quanto pare è sconcertante.
A me me paro sempre uguale.
Questa frangetta però ora la voglio vedere. Troviamo un modo, eddai. Ti pregherei quasi.
Tipo una foto?
I miei selfie fan cagare, però approssimativamente una frangetta da mandare ce l’ho.
Immagino la frangetta che scende nel garage. Irresistibile.
Non solo. Coi lampadari alle orecchie kitschissimi e il trucco sugli occhi molto colorato.
Tutto molto colorato e sbrilluccicoso.
Te credo che me notano!
Figlia, giungo qui solo oggi, ma tu sai perché.
E voglio testimoniare della tua frangetta, per tutti coloro che non l’hanno vista.
Sono i tuoi colori. Quelli veri, che mostri sfrontata (credo, non si vede: hai la frangetta), con nonchalance, con naturale e composta serenità, poiché non hai paura di essere quello che sei.
Tiè
TIè
Tiè
Mother, testimoniami la frangetta e la sfrangetta.
Su quello “sfrontata” con annessa parentesi si potrebbe aprire un mondo. Ma non lo apro. No, non lo apro.
Perché se lo apri, te arivano frotte de rompicojoni.
E allora chiuso. Tutto tutto chiuso.